mercoledì 14 novembre 2012

Diabrotica: insetto straniero, problema nostrano.


del Dott. Jacopo Gafforelli, ex allievo ITAS "G.Cantoni", laureato in scienze naturali con tesi di entomologia forense: "Dermestes frischii (Kugelann, 1792) (Coleoptera): durata del ciclo in ambiente controllato, tasso di mortalità e morfometria larvale."

Cosa è la Diabrotica?
La Diabrotica del mais o meglio Diabrotica virgifera virgifera (Le Conte 1878) è un coleottero, della famiglia Chrysomelidae, che si è rivelato negli ultimi 15 anni uno degli agenti di danno più pericolosi per quanto riguarda le poacee di uso agricolo ed in particolar modo del mais con il quale ha una particolare affinità. Per la sua pericolosità e velocità di dispersione è stato dichiarato un patogeno da quarantena (direttiva Fao del 1999: ”ogni specie, ceppo o biotipo vegetale, animale o agente patogeno nocivo ai vegetali o ai prodotti vegetali, che abbia un’importanza potenziale per l’economia di una zona minacciata e che non è ancora presente in tale zona o, se è presente, non è diffuso ed è soggetto a misure ufficiali di lotta”).
La Diabrotica non è un coleottero appartenente alla fauna europea ma  proviene dall’America e più precisamente...
dalle zone centrali tropicali e sub tropicali del continente americano.
Diabrotica maschio
Classificata nel 1878 da John Lawrence Le Conte, uno dei più importanti entomologi americani, è stata riconosciuta come agente di danno alle colture maidicole nel 1912 da Clarece P.Gillette che ne descrisse per primo i sintomi patologici su piante di mais.
Progressivamente nel corso di un secolo, data la poca esperienza e le pratiche agronomiche di contenimento inefficaci (utilizzo prevalente di monocultura maidicola senza rotazione), essa dilagò per tutto il continente nord americano. I primi avvistamenti di Diabrotica per quanto riguarda l’Europa risalgono al 1992.
Causa molto probabile di contagio sono stati i trasporti aerei internazionali, infatti i primi avvistamenti di Diabrotica sono avvenuti nei campi limitrofi all’aeroporto di Belgrado.
Da qui nel giro di un decennio, data l’ottima capacità di volo degli individui adulti dell’insetto e tramite i sempre maggiori scambi commerciali via aerea, si è diffusa in tutta Europa.
In Italia il primo avvistamento risale 1998 nei campi limitrofi l’aeroporto di Venezia e  4 anni più tardi (2002) nei campi limitrofi l’aeroporto di Malpensa.
Attualmente la Diabrotica risulta presente in modo stabile in tutte le Regioni del Nord Italia e sta  cominciando ad espandersi verso sud.
Solo nel 2009 la provincia di Brescia ha avuto perdite variabili sul raccolto dal 5% al 25% che hanno colpito il 23% dell’intera superficie coltivata a mais pari a 18.200 ha.

Morfologia e ciclo
La diabrotica presenta una sola generazione annuale.
Le uova sono di colore giallo paglierino di dimensioni 0,6x0,4 mm e sono deposte di solito nel primo strato di terreno a una profondità che varia a seconda della tessitura del terreno in questione. Maggiore è la durezza del terreno, più la deposizione avviene in uno strato superficiale.
Di solito non supera i 15 cm di profondità.
Una femmina può deporre, ogni 7 giorni dalle 40 alle 60 uova, arrivando a deporne fino a 400-450 nell’arco di una stagione.
larva di Diabrotica
Le uova deposte in estate (tra luglio e settembre periodo di volo degli adulti) entrano in diapausa svernando. Verso maggio, dell’anno successivo, le uova si schiudono e nascono le larve. Esse sono di colore bianco con la capsula cefalica di colore bruno scuro.
Dopo la schiusa le larve (dotate di zampe) si muovono verso l’apparato radicale della pianta del mais andando ad attaccare le radici secondarie. Man mano che la larva cresce, passando per 3 stadi larvali, attacca le radici principali e raggiunta la dimensione di 12-15 mm raggiunge la superficie del terreno dove si impupa.
Il periodo larvale dura all’incirca 30 giorni, mentre quello pupale solo un paio.
Gli adulti di dimensioni  dai 5-7 mm sono riconoscibili dal dimorfismo sessuale dato principalmente dalla differente livrea delle elitre; per il maschio totalmente nera con 2 macchie gialle nella zona distale caudale, mentre per le femmine la livrea ha 3 linee nere su sfondo giallo ed elitre più chiare.

Diabrotica Femmina

Morfologicamente si distinguono per la lunghezza delle antenne, maggiore nel maschio rispetto alla femmina e per la differenza di lunghezza tra il 2° ed il 3° antennomero che si rileva solo nella femmina mentre rimane invariato nel maschio.
L’inizio dei voli si verifica a fine giugno, sempre legato alle condizioni climatiche dell’annata, protraendosi fino a settembre, con punta di volo registrata (per quanto riguarda i dati lombardi) intorno alla prima decade di luglio, in coincidenza con la fioritura del mais.
L’insetto è attivo maggiormente nelle ore serali e nelle prime del mattino mentre resta nascosto durante le ore diurne.
Le condizioni ottimali di sviluppo del ciclo annuale della diabrotica sono un inverno mite, che non provochi la moria di uova, primavera umida che permetta alle larve di svilupparsi e muoversi senza problemi ed estati fresche che favoriscono gli accoppiamenti tra gli adulti. A livello di terreno invece per quanto riguarda le larve esse prediligono terreni che mantengono una buona percentuale d’umidità ossia quelli tessitura media con presenza di sostanza organica debolmente acidi o debolmente alcalini. Terreni sabbiosi, che non trattengono l’umidità o terreni argillosi molto compatti che non permettono alle larve di muoversi liberamente, sono d’ostacolo alla crescita di questo insetto. 

attacco larvale alle radici
Danno
Il danno provocato dalla Diabrotica è visibile, sia a livello larvale sia a livello dell’adulto su due distinte parti della pianta.
Il danno larvale è rilevabile a livello radicale, dove le larve, cibandosi delle radici del mais, non permettono alla pianta di assorbire acqua e nutrimenti dal terreno, utili ai processi fotosintentici e
minando la stabilità della pianta stessa. Il sintomo principale del danno da diabrotica é il cosiddetto portamento a “collo d’oca”, la pianta alessata alla base cerca di riprendere la sua posizione verticale formando una piegatura detta, appunto, a collo d’oca.
Per constatare l’entità del danno all’apparato radicale, creato dalle larve, si utilizza la scala Iowa  rettificata poi con la Node Injury Scale.
La prima si basa su 6 gradi di danno: da 0 pianta sana a 6 radici completamente divorate dalle larve
la seconda basata su un intervallo da 0.00-3.00 dà la possibilità di valutare il numero di nodi radicali danneggiati.
0 è il valore della pianta sana, mentre 3 è il valore della pianta completamente compromessa.
allettamento "a collo d'oca"
Il valore decimale invece segnala la percentuale di radici compromesse sul nodo successivo;
1,25, ad esempio, sta ad indicare che le larve hanno divorato completamente il 1° nodo e hanno compromesso già un 1/4 del successivo. Le larve hanno ormai divorato i 6 nodi di radici fascicolate andando ad attaccare anche il 7° ossia quello delle radici avventizie che contribuiscono alla maggiore stabilità della pianta.
Il danno provocato dagli adulti, invece, interessa la parte apicale della pianta. Questi essenzialmente si nutrono di polline presente sugli stigmi fiorali femminili, non favorendo l’allegagione inoltre si cibano anche delle cariossidi neo formate.
In mancanza di questi alimenti (prima della fioritura) possono anche creare erosione fogliare.
La pericolosità dell’adulto è data anche dalla sua estrema mobilità; infatti, abile volatore utilizza il vento come vettore di spostamento e può coprire anche lunghe distanze (più di 20 Km al giorno), andando ad infestare anche campi seminati tardivamente. Generalmente sono le femmine, portatrici di uova che si spostano maggiormente.

Le misure di lotta e monitoraggio per contrastare questo pericoloso fitofago sono state descritte in 3 decreti ministeriali emanati nel 2001, 2004 (entrambi abrogati) e infine quello attualmente in vigore dell’8/4/2009.

Pratiche di Monitoraggio
Il Monitoraggio avviene tramite l’utilizzo di trappole cromotropiche o a feromoni, di colore giallo, risultate in campo molto efficaci. Si dispongono 3 trappole (legate allo stocco, in corrispondenza della spiga) per appezzamento, in modo da formare un triangolo equilatero di 30 metri per lato, vengono lasciate in campo per 6 settimane a partire dall’inizio di giugno. Il numero di adulti catturati dalle trappole, ogni settimana, indicherà all’agricoltore come e se intervenire sull’appezzamento stesso.
Se il numero di adulti è pari o inferiore a 42 per trappola / per settimana (soglia di danno), indica una presenza numericamente contenuta e considerata a basso rischio di danno per l’anno successivo, quindi non particolarmente allarmante.
Il superamento di queste quantità: 50 adulti / per trappola / per settimana, durante le prime due di monitoraggio, costituiscono una sorta di stadio di allerta e possono portare ad un intervento mirato contro gli adulti, per ridurne il numero e quindi ridurre il numero potenziale di uova deposte (trattamento adulticida).
I tipi d’interventi da utilizzare vanno scelti azienda per azienda secondo la posizione geografica, le condizioni del terreno, del clima, valutando la resa in campo delle colture. Sopratutto ogni tipo di intervento deve essere pianificato secondo i dati che provengono dal monitoraggio dell’annata in campo. 
I tipi d’interventi possibili per contrastare la Diabrotica sono essenzialmente due: queste possono essere sia pratiche agronomiche che interventi di lotta chimica.
La pratica agronomica più efficace è la rotazione colturale: la semina di colture differenti da mais per un anno o anche due alternandolo con la soia o il sorgo da foraggio. Questo comporta la moria delle larve che non trovano l’alimento di cui nutrirsi.
Si può anche programmare una semina posticipata del mais di modo da provocare la moria delle larve schiuse prematuramente e quindi limitando il numero di adulti sfarfallati contenendo danni per l’anno successivo. Il contro di questa pratica è che seminando tardivamente, magari di secondo raccolto si limita il problema larve e quindi degli adulti che possono sfarfallare da quel campo; ma al tempo stesso si è esposti agli attacchi degli adulti provenienti da altri appezzamenti seminati precocemente e già fioriti.
Si possono in oltre attuare cure culturali come: irrigazione, concimazione, rincalzatura, mirate a migliorare lo sviluppo dell’apparato radicale, favorendo la crescita della pianta e riducendo il danno provocato dalle larve.

La lotta chimica ha invece due tipologie d’intervento: una tramite concia del seme (ricopertura dello stesso con principi attivi chimici, neonicotinoidi) o uso di geodisinfestanti al momento della semina in modo da eliminare le popolazioni larvali e l'altra che utilizza il trattamento adulticida per  ridurre il numero degli insetti adulti.
Dal 2008 in poi (DM 17/9/2008) però, la concia dei semi tramite neonicotinoidi (clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil) è stata sospesa a causa dell’ampio spettro d’azione di queste sostanze volatili che causava una forte moria di specie entomologiche, principalmente le popolazioni di api, creando non pochi contrasti tra apicoltori e aziende maidicole.
Un’ulteriore possibilità di lotta alla Diabrotica è rappresentata da ibridi OGM resistenti anche alla Piralide, utilizzati già in territorio statunitense ma in Europa, ancora al centro di vivaci dibattiti.

In questo ultimo periodo si sta elaborando, finalmente, una soluzione biologica di lotta alla Diabrotica, direttamente qui in Italia dove a breve si sperimenterà l’utilizzo di concianti biologici da applicare ai semi del mais, composti da ceppi di funghi entomopatogeni.
E’ chiaro che contrastare la diffusione di questo coleottero risulta molto complessa, la ricerca per eliminarlo è ancora lunga, ma utilizzando in modo equilibrato sistemi di lavoro antichi e nuovi rimedi biologici si potrebbe arrivare al cocktail giusto per poterlo controllare.

Dott. Jacopo Gafforelli


FONTI:
Diabrotica del mais Istruzioni tecniche per la gestione aziendale –  M.Boniani- Regione Lombardia
http://blog.tecnoparco.org/2009/08/16/diabrotica


http://www.codifebrescia.it/pagine/diabrotica_del_mais.html
http://www.ent.iastate.edu/pest/rootworm/nodeinjury/nodeinjury.html 

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